“Aziende che fanno il loro mestiere”
L’obiettivo di ogni azienda è la generazione di profitti. Questi profitti possono essere trattenuti e reinvestiti nell’attività o distribuiti agli azionisti sotto forma di dividendi.
Di norma, le aziende che operano in settori altamente competitivi e ad alto tasso di innovazione, distribuiscono pochi o zero dividendi: esse devono infatti reinvestire per finanziare la crescita e per stare al passo con i competitors.
Vi sono invece aziende che generano buoni profitti, ne trattengono una parte per gli investimenti, e ne distribuiscono un’altra parte sotto forma di dividendi. Il rapporto tra dividendo distribuito e utili è il “tasso di distribuzione” e, nelle aziende mature che generano dividendi con una certa costanza, questo tasso è generalmente tra il 30% e il 50%.
Perché investire sulla base dei dividendi?
Immaginate di possedere qualcosa, e di tanto in tanto questo qualcosa vi deposita del cash sul conto corrente senza che voi facciate nulla. Se disponete di un appartamento in affitto, e se siete fortunati, ossia avete trovato un buon inquilino che ha un contratto di medio-lungo termine ed un lavoro stabile e redditizio ed è anche una persona seria, sapete di cosa sto parlando. Se invece qualche elemento del sistema “appartamento + inquilino” non funziona bene, sono seccature.
In borsa potete investire in aziende che pagano dividendi per replicare la performance dell’appartamento. Non è una strategia per diventare ricchi nel breve termine, ma può rappresentare una valida alternativa (o un complemento) all’investimento immobiliare.
Alcune metriche
In Italia, il rendimento medio annuo degli immobili in affitto varia generalmente tra il 3% e il 6% del valore dell’immobile. Questo rendimento è calcolato come il rapporto tra il canone di locazione annuo e il prezzo di acquisto dell’immobile, ed è comunemente noto come yield.
Sul mercato italiano, alla data attuale, vi sono molte aziende con un tasso di dividendo superiore al 3%. Vediamo alcuni esempi:
Mediobanca, 13,5%
Intesa Sanpaolo, 9%
Unicredit, 7%
Eni, 7%
Enel, 6%
Poste Italiane, 6,9%
Generali, 4,7%
Unipol, 3,3%
A differenza degli immobili, le azioni non solo forniscono un rendimento attraverso i dividendi, ma offrono anche la possibilità di apprezzamento del capitale nel tempo e di naturale contrasto all’inflazione. Questo significa che, oltre al flusso di reddito regolare derivante dai dividendi, il valore delle azioni può aumentare, riflettendo la crescita e il successo dell’azienda. Ad esempio, aziende come Enel ed Eni non solo distribuiscono dividendi interessanti (6% e 7% rispettivamente), ma operano in settori con potenziali di crescita a lungo termine, come le energie rinnovabili e il settore energetico tradizionale, che ha ancora tanti anni di operatività dinnanzi a sé.
Altro vantaggio dell’investimento azionario è la possibilità di rivendita immediata con costi di transazione irrisori. Per vendere un immobile c’è bisogno di un lungo percorso che comprende mandati di agenzia, visite, negoziazioni, sedute notarili, etc. Per vendere un pacchetto di azioni bastano un paio di click su un PC.
I rischi
Nonostante i vantaggi, è importante considerare i rischi associati all’investimento in azioni:
- Volatilità del Mercato: Il prezzo delle azioni può essere soggetto a fluttuazioni significative nel breve termine a causa di vari fattori, tra cui condizioni economiche globali, eventi geopolitici e sentiment degli investitori.
- Performance Aziendale: Il successo di un investimento in azioni dipende dalla performance dell’azienda. Fattori come la gestione inefficace, la concorrenza crescente o le sfide settoriali possono influire negativamente sui profitti e sui dividendi.
- Rischio di Dividendi Variabili: A differenza dei canoni di locazione degli immobili, che tendono ad essere più stabili, i dividendi possono essere ridotti o sospesi se l’azienda affronta difficoltà finanziarie.
Diversificazione e costi di transazione
Per minimizzare i rischi, va considerato il potenziale di diversificazione dell’investimento azionario e magari ci si può orientare sul segmento degli ETF che, a fronte di costi annuali di gestione contenuti (0,3% – 0,5% p.a.) consentono di godere dei vantaggi di un’ampia diversificazione.
Esistono sul mercato diversi “Dividend ETF”, ossia dei fondi passivi che contengono solo azioni che generano dividendi, e spesso consentono di optare per la modalità a distribuzione, che rilascia i dividendi tramite accredito sul conto; e quella ad accumulazione, che reinveste i dividendi acquistando ulteriori azioni e consentendo all’investitore di beneficiare dell’effetto di “capitalizzazione composta”, efficiente dal punto di vista fiscale e potenzialmente redditizio in un’ottica pluriennale.