Google: n. 1 nell’AI o prossima Yahoo!?

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  • Ultima modifica dell'articolo:28 Novembre 2024
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Negli ultimi decenni, il panorama tecnologico ha visto giganti emergere e cadere con sorprendente rapidità. Aziende come Nokia, Blackberry, MySpace e Yahoo! dominavano i loro settori, ma non sono riuscite a adattarsi ai rapidi cambiamenti del mercato. Oggi, Google è indiscutibilmente il leader nei servizi web, con risorse enormi e un’influenza globale senza precedenti. Tuttavia, con l’ascesa dell’intelligenza artificiale (AI) come forza trainante dell’innovazione tecnologica, sorge una domanda cruciale: Google saprà mantenere la sua posizione dominante o rischia di diventare la prossima Yahoo!?

L’AI non è solo un nuovo segmento di mercato; rappresenta una trasformazione fondamentale nel modo in cui interagiamo con la tecnologia e accediamo alle informazioni. Mentre Google ha investito massicciamente nell’AI, integrandola nei suoi prodotti e servizi, c’è il rischio che la sua dipendenza dai modelli di business tradizionali, come la ricerca web, possa renderla vulnerabile a innovazioni disruptive. Nuovi attori stanno emergendo, proponendo soluzioni AI innovative che potrebbero ridefinire gli standard del settore.

A mio avviso, la capacità di Google di innovare oltre i suoi paradigmi attuali sarà determinante per il suo futuro. Dovrà dimostrare agilità e apertura al cambiamento, evitando la trappola dell’autocompiacimento che ha segnato il declino di altri giganti tecnologici. La storia insegna che nel settore tecnologico non esistono posizioni inattaccabili; solo chi sa anticipare e adattarsi ai cambiamenti continua a prosperare.

La situazione attuale

Nell’esercizio 2024 Alphabet, la casa-madre che detiene i brand di Google, dovrebbe raggiungere i 340 miliardi di dollari di fatturato, di cui quasi l’80% legati alla pubblicità e al ranking nelle ricerche sul motore. Il resto dei ricavi è rappresentato dai servizi cloud (14%) e dalle c.d. “other bets” (altre scommesse), prevalentemente nel settore dell’informatica legata alla salute.

Questa posizione dominante consente ad Alphabet di spuntare un margine operativo del 27%, che si traduce in flussi di cassa netti per circa l’85%, ossia valori di circa 70-73 miliardi di dollari l’anno, con una previsione di 75-78 miliardi per l’esercizio 2024.

Cosa sta succedendo

Dopo qualche anno di competizione tra motori di ricerca, servizi cloud, sistemi di e-commerce e social network, il settore IT è oggi trainato da una tecnologia che non è innovativa (già nel 2000 io personalmente avevo lavorato ad un dossier di un’azienda di sistemi di linguaggio naturale… a Modena!), ma che sta finalmente promettendo di avviarsi a passi veloci verso una strabiliante maturità.

Open AI, lanciata dal Whiz-kid Sam Altman insieme ad Elon Musk (che è poi uscito nel 2019), con l’obiettivo di creare un sistema di intelligenza artificiale “amico dell’umanità”, si è oggi trasformata in una mega start up tecnologica a fini di lucro grazie anche a due aumenti di capitale di Microsoft che nel giro di pochi mesi ha investito 13 miliardi di USD e ha messo a disposizione dell’azienda la sua piattaforma cloud Azure.

Allo stato attuale ChatGPT (GPT sta per generative pre-trained transformer, ossia sistema generativo pre-addestrato) è la soluzione di AI di maggior successo al mondo, distaccando di gran lunga i concorrenti di Bard – Gemini, prodotti della scuderia Google.

La cosa davvero interessante, però, è che Open AI sta attivamente reclutando ingegneri altamente specializzati proprio da Google, con stipendi di milioni di dollari l’anno e contratti di partecipazione agli utili futuri (che quindi proprio questi ingegneri sono convinti che l’azienda genererà); con l’obiettivo di, udite udite: “applicare le tecnologie AI a sistemi di ricerca e navigazione web”.

Basta Google, la nuova bici la scelgo con ChatGPT

È certamente possibile che aziende specializzate nell’intelligenza artificiale conquistino fette crescenti del mercato dell’advertising online. L’AI sta rivoluzionando il settore pubblicitario, offrendo strumenti avanzati per l’analisi dei dati, la personalizzazione dei contenuti e l’ottimizzazione delle campagne.

Vi è una serie di ragioni per cui le aziende potrebbero essere molto attente alla competizione tra sistemi di AI nel momento in cui scelgono il loro partner per la pubblicità on-line. I criteri per cui non si può più prescindere dai sistemi intelligenti sono:

  1. Possibilità di personalizzazione Avanzata: Le aziende specializzate in AI possono offrire livelli di personalizzazione senza precedenti, creando annunci altamente mirati che aumentano l’engagement e le conversioni.
  2. Capacità di Analisi Predittiva: L’AI consente di prevedere le tendenze del mercato e il comportamento dei consumatori, permettendo alle aziende di adattare le strategie pubblicitarie in tempo reale.
  3. Automazione delle Campagne: L’uso dell’AI automatizza processi complessi, riducendo i costi operativi e migliorando l’efficienza delle campagne pubblicitarie.
  4. Nuovi Canali e Formati Pubblicitari: Le aziende AI possono sviluppare nuovi canali, come la pubblicità in realtà aumentata o virtuale, offrendo esperienze innovative ai consumatori.

Uno scenario post-Google

Quando venne fondata, Google aveva come motto la frase “do no evil”: non fare cose cattive. Poi questo motto è stato accantonato, e nonostante che ancora oggi Alphabet dichiari di non essere un’azienda normale, è ormai chiaro da tempo che “più paghi, più in alto sei nelle ricerche”. Il settore tech è in continua accelerazione, ed effettivamente va detto che Open AI si è liberata delle menate politicamente corrette molto prima di Google.

Nel 2019 la sociologa di Harvard Shoshana Zuboff scrisse un saggio dai contorni molto concretamente distopici che si intitolava “Il capitalismo della sorveglianza” (se non l’avete letto, rimediate subito), in cui si tracciava il quadro di un futuro in cui le macchine avrebbero letteralmente acquisito il controllo dei fattori emotivi umani attraverso la registrazione costante e l’analisi dei comportamenti a fini commerciali e politici.

Di qui ad immaginare che Open AI o un suo competitor prenda il posto di Google utilizzando in maniera “più smart” i sistemi esperti, non ci vuole un… genio. La domanda da un trilione di dollari è: quanto è realistico questo scenario; e chi sarà, eventualmente, il nuovo leader di mercato.

La lotta è aperta, il guanto di sfida è stato lanciato. In un prossimo appuntamento potremmo immaginare qualche scenario (anche valutativo) riguardante il valore di Alphabet in funzione della sua capacità – o meno – di rimanere protagonista assoluto nella pubblicità on-line ai tempi dell’AI.

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