Peter Lynch, l’investitore populista

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  • Ultima modifica dell'articolo:18 Gennaio 2025

“Se non puoi spiegare in due minuti a un bambino di dieci anni perché possiedi un’azione, non dovresti possederla”. Semplice, no?

No.

Quando si parla di investitori leggendari, il nome di Peter Lynch è in cima alla lista. Come gestore del Fidelity Magellan Fund dal 1977 al 1990, Lynch trasformò un fondo relativamente piccolo in un colosso, facendo crescere gli asset da 18 milioni a 14 miliardi di dollari. Ancora più impressionante è il fatto che riuscì a ottenere un rendimento medio annuo del 29%, superando costantemente il mercato. Ma cosa ha reso Lynch così unico? I suoi metodi sono sempre validi?

“I giornali vi dicono che solo le grandi case, con i loro eserciti di PhD e i loro investimenti in ricerca e tecnologie, possono operare a Wall Street con qualche speranza di successo. Vi dicono anche che i piccoli investitori sono tagliati fuori, e sono condannati a perdere. Non credeteci! È vero, semmai, il contrario. Il fatto che queste grandi istituzioni dominano il mercato è positivo per i piccoli investitori. Questi istituzionali spingono alcuni titoli a valori assurdamente bassi, ed altri a valori assurdamente alti. Per qualcuno che si ferma a riflettere, e conosce qualcosa di business e settori economici, questo è un fatto positivo.”

La spiegazione per il ragazzino, quindi – sintetica, ma non campata in aria – deriva da una profonda comprensione dell’azienda che rappresenta il sottostante di ogni titolo azionario. Ma proviamo ad invertire il ragionamento.

“A high bandwidth six-gigahertz double metallization communication protocol”

Nel 1994 Lynch diede una conferenza al National Press Club parlando di “Investimenti azionari ed economia americana” (Transcript intero qui: https://moiglobal.com/peter-lynch-1994/) e, per illustrare uno dei punti chiave della sua filosofia di investimento, prese la descrizione dei prodotti di una delle aziende tecnologiche che erano in voga all’epoca (senza citarne il nome) e lesse dal prospetto informativo, che come sapete viene redatto sotto la supervisione di stuoli di avvocati d’affari dei grandi studi legali di Wall Street; l’iper specialistica, incomprensibile descrizione del prodotto. Al termine di tutta quella cyber-salad, quando il pubblico aveva già iniziato a ridere, commentò: “non guadagnerete mai comprando roba del genere!”.

Allora: fatta l’importante premessa che non è vero che “non guadagnerete mai” – così come non era vero che non avreste guadagnato comprando Nvidia a 26 USD nel 2023 – quello che Lynch voleva dire è che se non si capisce cosa fa un’azienda o come guadagna, diventa quasi impossibile valutarne le prospettive di successo nel lungo termine. E, visto che nel breve termine l’andamento di un titolo è, probabilisticamente parlando, un lancio di monetina; capire le prospettive strategiche è fondamentale per guadagnare in maniera consistente o, quantomeno, per porsi in una situazione di vantaggio statistico.

Tornando per un attimo a Nvidia: se eravate in grado di capire perché la tecnologia dei suoi chip Blackwell, con il suo NVLink e le sue Resilience Technologies enabling Trillion-Parameter-Scale AI Models che, grazie anche ai suoi New Tensor Cores and TensorRT- LLM Compiler, erano in grado di ridurre i costi operativi ed energetici fino a 25x, permettendo così breakthroughs in Data Processing, Engineering Simulation, Electronic Design Automation, Computer-Aided Drug Design and Quantum Computing, risultando quindi in una widespread Adoption by Every Major Cloud Provider, Server Maker and Leading AI Company; allora eravate anche in grado di capire che Nvidia avrebbe ricevuto ordini a carrettate diventando, in un tempo incredibilmente breve, la fantasmagorica macchina da soldi che è oggi. Se no, vi sareste semplicemente fidati degli articoli di giornale e delle fighissime immagini, vagamente Lato Oscuro, che abbondano sul sito della corporation da tre trilioni di dollari. Ma il mondo della finanza non è un posto sicuro per chi si fida.

“Stocks are not lottery tickets”

Lo disse Lynch nella conferenza del 1994, e rimane vero tutt’ora: ci sono delle ragioni per cui i titoli si apprezzano e si deprezzano, almeno nel medio-lungo termine. Nel 1994, Coca Cola veniva da un trentennio in cui era cresciuta di prezzo di 30 volte semplicemente per la ragione che i suoi utili erano anch’essi cresciuti di 30 volte. Mentre nello stesso lasso di tempo, la Bethlehem Steel, azienda simbolo della Gilded Age e fornitrice dell’acciaio utilizzato per i grattacieli di Manhattan e per le dighe della Tennesseee Valley Authorithy, nel 1994 si era dimezzata perché la produzione di acciaio negli Stati Uniti era ormai in una fase declinante (la Società fallì poi nel 2003).

La diffusione della Coca Cola dagli anni ’60 in poi, e il calo della produzione di acciaio negli USA, sempre a partire da quegli anni, erano eventi ben noti a tutti, su cui pochi avevano dubbi, e che avrebbero determinato il prezzo dei titoli.

In questo senso Lynch ha un approccio populista: lui era attratto da aziende semplici e comprensibili: aziende che vendevano ciambelle (Magellan ebbe una importante posizione in Dunkin’ Donuts), jeans o articoli da discount. Non perché le considerasse banali, ma perché erano comprensibili. Quando acquisti azioni di un’azienda come Walmart, capisci subito come guadagna: margini sottili compensati da volumi enormi. Non hai bisogno di un dottorato per comprendere il suo successo. Ma quando guardi a titoli legati a tecnologie di frontiera, la complessità rischia di oscurare i fondamentali. E se non capisci cosa guida un’azienda, come puoi sapere se sta facendo bene o sta peggiorando? Come sai che, ad un certo punto, è arrivato il momento di vendere, o, per converso, che il calo degli utili è solo passeggero? “Anche se c’è la recessione, vado da Dunkin’ Donuts a prendere il caffè, e vedo che ci sono sempre un bel po’ di persone. Per cui sono tranquillo.”

Non studiare economia

“Ho sempre detto che se spendi 14 minuti l’anno a studiare l’economia, hai buttato via 12 minuti”.

È ovviamente un paradosso: Lynch faceva riferimento allo studio finalizzato alla vana aspirazione di prevedere la direzione del mercato, dei tassi d’interesse, degli aggregati monetari. All’elaborazione di modelli complessi per “battere il mercato” che, come dimostrato più volte, non funzionano. Anzi, come i casi di LTCM, “l’hedge fund dei premi nobel”; o della Lehman Brothers dimostrano, a volte provocano disastri. O sono delle vere e proprie truffe, come ci ricorda la vicenda di Bernie Madoff.

Lynch – ed in questo troviamo la sua vena populista – sostiene che è molto meglio dedicarsi all’analisi di dati semplici, e disponibili da chiunque, come il prezzo delle auto usate per studiare il settore automobilistico, o i dati (reali) di vendita delle auto elettriche di oggi. Oppure il prezzo dell’etilene, per tenere sotto controllo il trend di base del settore chimico.

A proposito: qualcuno è andato a riprendere i figli al liceo di recente? La cosa è collegata con le ormai annose campagne anti-fumo. Prima o poi, nello spirito populista di Lynch, a questa cosa ci dedico un post. Stay tuned.