Microsoft in pole position per la leadership nell’IA

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  • Ultima modifica dell'articolo:15 Gennaio 2025

Sono oltre trenta anni che faccio questo lavoro e dai primi lunghi giorni in cui facevo delle vere e proprie overdose di Excel, non credo di aver mai passato una singola giornata lavorativa senza aver usato uno dei prodotti Microsoft: dall’ovvio sistema operativo Windows, ai vari Word, PowerPoint, Access, Outlook eccetera. Dal 2014, inoltre, insieme a milioni di altri utenti di tutto il mondo, faccio trillare i registratori di cassa della mega-corporation di Redmond tutti i mesi per l’abbonamento a Office 365, la suite di prodotti e servizi di cloud che adesso si paga in modalità SaaS (Software as a Service) come fosse la bolletta della luce o del gas.

Dal Micro al macro

Se c’è una cosa che impressiona dei prodotti Microsoft è la loro ubiquità. Sono praticamente ovunque, tutti li hanno. Non ci sono dati ben precisi, e il dipartimento di Investor Relations di Redmond è molto parco nel rilasciare dati e quando lo fa, fornisce grandi aggregati, mentre stime non ufficiali vengono rilasciate per il tramite degli uffici studi delle investment banks e degli analisti che seguono l’azienda. Microsoft, inoltre, non somma i dispositivi Windows, gli abbonati a Office, i contratti Dynamics, le sottoscrizioni ad Azure, ecc. in un’unica metrica.

Tanto per avere un ordine di grandezza: se consideriamo solamente il “mondo Windows” (oltre 1,4-1,5 mld di dispositivi) e l’ecosistema Office/Microsoft 365, per il quale in alcune call con gli analisti, Microsoft ha citato oltre 300 milioni di “paid seats” (utenti singoli), più 65-70 milioni di utenze consumer; è ragionevole stimare che ben oltre 2 mld di licenze o abbonamenti Microsoft siano oggi attivi a livello globale.

It’s a business Business

Una volta le aziende che avevano bisogno di “informatica” facevano così: chiamavano un esperto (un team di esperti) e si facevano consigliare sull’acquisto di “computer”. Poi, sempre per il tramite di questi esperti, e magari con la consulenza di un altro gruppo di esperti esterni, compravano dei software e se li facevano installare. Infine, facevano dei corsi ai dipendenti, in maniera tale che il business potesse procedere in maniera fluida ed indisturbata in sæcula sæculorum, consentendo così al Consiglio di Amministrazione di dimostrare che si era tutti bravi, moderni e che, grazie alle meraviglie tecniche installate, gli azionisti avrebbero risparmiato un mucchio di soldi.

Le aziende produttrici di “computer” e “programmi”, però, presentavano di continuo novità che erano immancabilmente utilissime e vantaggiosissime ma che, per funzionare, necessitavano di qualche aggiornamento (investimento) da raggruppare sotto la voce “hardware & software”. Il tutto, ovviamente, con il corredo di spesucce per l’implementazione (società di consulenza) e i corsi per aggiornare i dipendenti. Dopo due anni o giù di lì, altro giro, altra corsa.

Da questa rincorsa continua hardware + software + formazione + team interno di esperti IT, che sempre più diventava complessa e difficile da gestire per le aziende clienti, sono nati i servizi “in cloud”, per cui, grazie anche a connessioni internet sempre più veloci, si è potuto passare ad una logica esternalizzata in cui aziende come Microsoft si occupano di ciò che sanno fare meglio (progettare ed installare sistemi hardware e software) e i clienti accedono a questi sistemi con dei sistemi “pay per use”, ossia con dei pagamenti mensili.

Questo tipo di servizi in Microsoft va sotto il mega brand Microsoft Azure, e vale, per il bilancio 2024 (anno chiuso al 30 giugno) qualcosa come 92 mld di USD, in crescita del 16% rispetto al 2023.

FOMO on a massive scale

La McKinsey, una delle principali società di consulenza al mondo, ha di recente pubblicato uno studio in cui sostiene che l’AI guiderà la rivoluzione della produttività dei middle-manager nelle aziende a livello globale. Avevamo già visto che anche secondo Pwc (https://financialintelligence.it/2024/11/15/ai-2030-limpatto-globale/) l’impatto dell’AI era, per la maggior parte, una questione di incremento di produttività. Ma il messaggio che ci manda McKinsey è importante ed ha dei risvolti essenziali per comprendere il potenziale di Microsoft, che rappresenta l’infrastruttura informatica di base nelle aziende a livello globale.

La sindrome FOMO (“Fear of Missing Out”) è la paura di perdere opportunità, esperienze o vantaggi che gli altri stanno vivendo. Secondo Emily Field, aggraziata partner McKinsey, i middle manager di tutto il mondo, ricorrendo all’AI, riusciranno, ad esempio, a “capire perché la loro azienda sta perdendo clienti semplicemente dando un occhio ai dati”.

Capite? Il messaggio che McKinsey sta mandando ai top manager delle mega-corporation mondiali è basato su un concetto psicologico piuttosto basilare, fondato sulla paura: “investite – e fatelo velocemente – in AI, altrimenti non riuscirete nemmeno a capire perché i vostri clienti vi lasceranno per andare dalla concorrenza”.

Microsoft & ChatGPT

Microsoft ha investito 10 mld di dollari in OpenAI, l’azienda sviluppatrice di ChatGPT, con l’obiettivo strategico di integrare tecnologie avanzate di intelligenza artificiale nei propri prodotti e servizi. Questo investimento consente a Microsoft di potenziare la sua infrastruttura cloud Azure e di offrire soluzioni AI più sofisticate ai propri clienti.

Inoltre, Microsoft ha annunciato un piano di investimento di circa 80 mld di dollari nell’anno fiscale 2025 per sviluppare data center dedicati all’addestramento di modelli di intelligenza artificiale e alla distribuzione di applicazioni basate su AI e cloud.

Queste mosse strategiche evidenziano l’impegno di Microsoft nel consolidare la sua posizione di leader nel settore dell’intelligenza artificiale, integrando tecnologie come ChatGPT per migliorare l’esperienza utente e offrire soluzioni innovative sul mercato. Tra l’altro, GPT è già oggi presente sulla suite di Office365, ed io stesso ho provato a farmi aiutare per dei modelli su Excel, ma il risultato per ora non è stato esaltante. Ma si sa, l’AI fa presto ad imparare.

Per avere un esempio concreto di come l’AI aiuterà queste legioni di middle managers a diventare più produttive, invece, basta andare sulle pagine di Microsoft dedicate al Copilot: vi si schiuderà un mondo in cui non sarete mai più certi del fatto che la lettera che avete ricevuto dall’azienda (quella in cui lavorate, o una banca, o una società di assicurazioni) sarà stata decisa e scritta da una persona o da un sistema software. Il che può avere dei pro ma anche dei contro, ma non rileva ai nostri fini.

MSFT in un’ottica value?

Tra il 2020 e il 2024 i ricavi Microsoft sono cresciuti in media del 14,5% l’anno. Sempre nello stesso periodo, il flusso di cassa al netto degli investimenti – investimenti che nel periodo considerato sono passati (incluse le spese in R&D) da 34,7 a 74 mld di USD – è passato da 41,6 a 66 mld di USD, con una crescita media annua del 12,2%.

Le ultime trimestrali mostrano un’accelerazione della crescita, specie per il segmento relativo ad Azure, che sembra limitato non dalla domanda ma dalle capacità dei fornitori (aziende come Nvidia, (ne abbiamo parlato qui https://financialintelligence.it/2024/11/20/quanto-vale-nvidia/) di consegnare l’hardware necessario per far girare l’AI.

Il consensus degli analisti per il periodo 2025-2027 vede i ricavi passare dai 254 mld del 2024 ai 367 del 2027, e il cash flow al netto degli investimenti (FCF) passare da 90,5 a 107 mld di USD.

Io mi tengo un po’ più conservativo, arrivo a 105 mld di USD di FCF solo nel 2028, dopo aver scontato enormi investimenti per l’AI e l’hardware ad essa collegato. Su base annua, il mio indicatore di flusso di cassa annuale cresce in media del 12% fino al 2035, poi diventa flat al 2%. Su queste basi, individuo un valore per azione di circa 550 USD, discretamente sopra il corso attuale del titolo.

Per cui: tenendo ben presenti i rischi di sopravvalutazione attuale dei mercati, e i vari rischi operativi specifici e di mercato di Microsoft (concorrenza, dipendenza da un sistema consolidato, rischi normativi e geopolitici, mutamenti strategici imprevedibili del funzionamento dell’intero ecosistema AI, etc); il titolo MSFT potrebbe essere un buy, ovviamente sempre in un’ottica di diversificazione, ingresso graduale e dollar-averaged, e volatilità potenziale elevata.