AI 2030: l’impatto globale

  • Pubblicato
  • 5 minuti di lettura
  • 0 commenti
  • Ultima modifica dell'articolo:22 Novembre 2024
  • Commenti dell'articolo:0 commenti

Pwc ha pubblicato un rapporto sull’impatto economico dell’Intelligenza Artificiale (IA) intitolato “Sizing the Prize”, che evidenzia come questa tecnologia possa trasformare profondamente settori industriali, modelli di business e intere economie.

Secondo le proiezioni, l’IA potrebbe contribuire fino a 15,7 trilioni di dollari al PIL globale entro il 2030, un aumento del 14% rispetto ai livelli attuali.

Sarebbe come aggiungere, in termini di PIL globale, un ulteriore area economica che produce un reddito combinato pari alla somma di Cina e India attuali, o in termini percentuali, di veder crescere l’economia globale ad un tasso del 5,4% invece dell’attuale 3,2%. Un contributo potenziale enorme, che avrebbe un effetto (benefico) sostanziale anche sui livelli di indebitamento pubblico e privato a livello globale.

I settori e le aree geografiche

La Cina sarà il principale beneficiario di questa rivoluzione, con un incremento potenziale del PIL del 26% entro il 2030. Questo risultato è attribuibile alla sua forte base manifatturiera e agli ingenti investimenti in tecnologie avanzate.

Il Nord America avrà un incremento previsto del 14%, raggiungendo comunque i picchi di incremento di produttività maggiori delle applicazioni grazie al livello di partenza già oggi molto sviluppato. Di particolare interesse, le applicazioni legate al settore finanziario, in cui sarà possibile immaginare la creazione di banche senza dipendenti.

Per l’Europa, si stima una crescita tra il 9% e 11% del PIL, con paesi come Regno Unito e Germania in testa. I settori trainanti saranno: automotive, energia, sanità.

Da segnalare i potenziali benefici dell’AI nella gestione delle risorse energetiche, in termini di riduzione degli sprechi e maggiore efficienza delle reti e delle applicazioni. La cosa, per l’area europea, assume un particolare significato data anche la crescente tendenza al calo delle forniture energetiche dalla Russia a causa dei traumi a livello geopolitico.

In che termini l’AI farà la differenza

Produttività: Circa 6,6 trilioni di dollari deriveranno dall’aumento dell’efficienza grazie all’automazione di processi ripetitivi e all’adozione di tecnologie come veicoli autonomi e assistenti virtuali.

Consumo: La personalizzazione e il miglioramento della qualità dei prodotti guideranno un incremento della domanda dei consumatori, contribuendo per 9,1 trilioni di dollari.

Innovazione: L’IA alimenterà lo sviluppo di nuovi modelli di business, prodotti e servizi, creando opportunità per startup e aziende consolidate.

Applicazioni nei settori principali

Sanità: Diagnostica assistita dall’IA, monitoraggio delle epidemie e ottimizzazione delle terapie personalizzate sono tra i casi d’uso più promettenti.

Servizi finanziari: L’IA può offrire pianificazione finanziaria personalizzata, migliorare la rilevazione delle frodi e automatizzare processi operativi.

Automotive: Dalle flotte autonome ai sistemi predittivi per la manutenzione, il settore vedrà trasformazioni rivoluzionarie.

Retail: L’adozione di soluzioni IA consentirà una produzione personalizzata e una gestione più efficiente dell’inventario e delle consegne.

Winners and losers

Ma cosa accadrà a livello distributivo? C’è il rischio che questa nuova tecnologia amplifichi le disuguaglianze, creando ulteriori polarizzazioni nel reddito e nel mondo del lavoro.

L’automazione di molte mansioni, sia manuali che cognitive, minaccia di rimpiazzare milioni di posti di lavoro, specialmente tra le fasce di lavoratori meno qualificati. Questo potrebbe portare a una marginalizzazione di coloro che non avranno le competenze necessarie per adattarsi ai nuovi ruoli richiesti. Al contempo, le opportunità lavorative create dall’IA – come quelle nei settori della manutenzione, dello sviluppo e della gestione delle tecnologie – tenderanno a concentrarsi su individui con competenze altamente specializzate, inaccessibili a una larga parte della forza lavoro attuale.

Un’altra dinamica riguarda la concentrazione del capitale. Le imprese in grado di investire massicciamente in tecnologie IA avranno un vantaggio competitivo significativo, con ricadute positive in termini di produttività e profitti. Tuttavia, ciò rischia di rafforzare il dominio dei grandi attori economici, lasciando indietro le piccole e medie imprese, che potrebbero non avere i mezzi per adottare simili innovazioni. La competizione, in questo scenario, non sarà equilibrata, e il gap tra grandi aziende e PMI potrebbe ulteriormente ampliarsi.

Tenersi al passo

L’avvento dell’Intelligenza Artificiale (IA) sta trasformando il ruolo dell’essere umano nel mondo del lavoro. In un contesto in cui l’IA fornisce molte delle “risposte”, diventa cruciale per l’operatore umano padroneggiare l’arte di fare le domande, con logica, appropriatezza di linguaggio e una visione chiara degli obiettivi strategici ed etici.

La formazione sarà, per necessità, continua lungo tutto l’arco delle carriere lavorative. Non si tratta semplicemente di apprendere nuove competenze tecniche, ma di sviluppare una mentalità interrogativa, capace di interagire efficacemente con i sistemi IA. Questo implica un cambio di paradigma: non basta conoscere i mezzi tecnologici, ma è essenziale saperli guidare con la giusta direzione.

L’effetto sui mercati obbligazionari globali

Se l’Intelligenza Artificiale riuscirà davvero a generare un incremento del PIL globale di 15,7 trilioni di dollari entro il 2030, molte delle attuali preoccupazioni sui livelli di debito pubblico e privato potrebbero rivelarsi esagerate. Una crescita economica di tale portata avrebbe un effetto calmierante sui tassi di interesse, riducendo la pressione fiscale e migliorando la sostenibilità dei debiti accumulati da governi e aziende negli ultimi decenni.

L’IA, oltre a rappresentare una rivoluzione tecnologica, potrebbe quindi fungere da “ancora” macroeconomica in un mondo che oggi guarda con ansia al peso del debito globale. Tuttavia, questa prospettiva positiva richiede che la crescita sia distribuita in modo sufficientemente ampio da generare benefici sistemici. Se la ricchezza creata rimane concentrata in poche aree geografiche o settori, l’effetto calmierante rischia di essere limitato e si accentueranno invece le disparità e il peso sui sistemi di welfare.

Lascia un commento